di Giorgio Cimbrico
Il Golden Gala è stato concepito in gran fretta ed è nato a rotta di collo all’indomani di un appuntamento olimpico che aveva subito le mutilazioni inferte dagli ultimi sussulti di Guerra Fredda. Dal 1980 il meeting ha coperto dieci periodi olimpici, da Mosca a Rio, ormai dietro l’angolo. Regolare e metter a fuoco la lente su quel che è stato negli anni che cadono ogni quattro stagioni può portare a rivisitare pagine assai note, a scoprirne di trascurate, a spazzare la polvere da una memoria assopita.
1980 - Il 19enne Carl Lewis le prende da Stanley Floyd, 10”20 a 10”23, e Pietro Mennea, fresco di un titolo che gli ha regalato le ali ai piedi, stende Don Quarrie, predecessore del barlettano nell’albo d’oro olimpico: il verdetto è schiacciante, 20”01 a 20”40. Se la giornata, frequentata da un pubblico attestato oltre quota 60.000, è una passerella di 3 chilometri per Maurizio Damilano, Sara Simeoni, l’altra componente della trimurti azzurra moscovita, assaggia la pedana dell’Olimpico con la consueta elegante ferocia: 1,98. Gabriella Dorio dà battaglia all’ossuta Tatyana Kazankina e cede per meno d un secondo, portando il record italiano 18 centesimi sotto i 4’ e sbaragliando Mary Decker. Vera Komisova divora gli ostacoli: quel 12”39 la vedeva ancora decima di tutti i tempi prima dei botti dell’ultima stagione.
1984 - Come un manifesto di un grande incontro di pugilato: Vigneron versus Bubka. Il match andò anche al di là delle aspettative: l’uno e l’altro puntarono al ko e, anticipando il finale, è consentito dire che Sergei ebbe la meglio, ma ai punti, senza atterramento. Tiene bene anche la metafora della spericolatata mano di poker per quei due “passi” che l’ucraino concesse in altrettanti momenti intricati. Bubka saltò 5,60 alla seconda, come Vigneron a 5,70. A 5,81 Sergei fallì e decise di tenere due salti a 5,84. Thierry scavalcò alla seconda, Bubka lo imitò. Alle 22,40 Tin Tin ricadde festante sui sacconi: 5,91, record del mondo, il quinto della sua vita per via aerea. Dopo un “fallo” il giovane Zar disse che a quella quota poteva bastare e passò a 5,94. Vigneron si sedette non lontano dalla zona d’atterraggio, fumò una Gauloise, attese. Alle 22,40 un lungo bramito del pubblico salutò l’impresa di Sergei che decise che una serata del genere doveva essere celebrata sino in fondo: tre assalti a 6,00 che in quel momento sembrava un viaggio degno della fantasia di Jules Verne. Sarebbe stato compiuto meno di un anno dopo a Parigi, alla vigilia della festa nazionale francese. L’interminabile serata era stata aperta dalla martellata di Yuri Sedykh, appena sotto gli 84 metri.
1988. E’ il primo dei tre anni di esilio per la ristrutturazione – in realtà, una riedificazione ex novo - dell’Olimpico in vista di Italia 90: Verona, Bologna e Pescara saranno le tappe del Golden Gala itinerante. La collocazione nella seconda parte di luglio, durante i Trials Usa (quelli della tonante Flo Jo) e le selezioni sovietiche , priva l’appuntamento di americani e russi. Il protagonista diventa il multiforme Said Aouita, che opta per gl 800, così come farà a Seul, dove sarà bronzo: al Bentegodi chiude in 1’44”64, dopo furibondo testa a testa con il britannico Peter Elliot, dagli accesi capelli rossi. Nelle siepi c’è il successo, sotto gli 8’20”, di un 23enne dal viso sbarazzino (Alessandro Lambruschini) e nei 5000 Brahim Boutayeb concede un anticipo di quel che offrirà, sulla distanza doppia, in Corea. Paula Ivan contribuisce alla costruzione di una formidabile collezione di prestazioni nel mezzofondo marchiato GG offrendo un gran 3’58”80.
1992 - Il mezzofondo azzurro vive un’età di nitida brillantezza e il GG di inizio giugno, a due mesi da Barcellona, è il tavolo adatto per calare gli assi. Andrea Benvenuti inizia la parabola di magnifica - e purtroppo veloce - cometa centrando il successo sugli 800 che vedono tra i protagonisti Andrea Giocondi (è un periodo, questo, in cui l’Italia, con D’Urso e Cadoni, potrebbe schierare una solidissima 4x800) e Genny Di Napoli dà lezione di calligrafia e di efficacia infilzando Noureddine Morceli, Dieter Baumann e Jens Peter Herold. Genny ripercorre la pista che portò Herb Elliott nel 1960 a uno stordente 3’35”6 e chiude in 3’33”80, a un secondo dal suo record italiano. La stagione, iniziata con il titolo europeo indoor dei 3000 a Genova, prende un gusto amaro solo quando la finale olimpica a Montjuich viene mancata per un soffio dall’elegante airone milanese. E a un paio di soffi dal successo arrivano sia Salvatore Antibo, sotto i 13’10” e autore di un furibondo finale dal quale si salva solo il britannico Ian Hamer, che Alessandro Lambruschini che finisce non lontano da Matthew Birir concedendosi il lusso di lasciarsi alle spalle un primatista mondiale, Peter Koech, e un campione olimpico, Julius Kariuki.
1996 - I migliori, detonanti anni dell’armoniosa vita di Jonathan Edwards prevedono una tappa sulla poco generosa pedana dell’Olimpico, sorda come Beethoven, ha detto qualcuno. Eppure il britannico, al tempo illuminato da una fede ferma, ne trarrà fonte per atterrare a 17,55. Sembra un eccellente viatico per Atlanta dove non gli basterà saltare 17,88. Kenny Harrison troverà i momenti più alti per diventare il secondo della storia, dopo Edwards, a rimbalzare oltre il muro dei 18 metri. Il mezzofondo, secondo una tradizione sempre più solida, offre una grande parata di risultati: Beppino D’Urso 1’43”95, Noureddine Morceli 3’30”93, Salah Hissou 12’50”80, Sonia O’Sullian sotto i 15’ per mettere in fila molto mondo e parecchia Africa. Frankie Fredericks inizia le prove generali per i Giochi e vince in 19”96. Con tre decimi in meno, ad Atlanta, non gli riuscirà il colpo. Michael Johnson è una scia di luce. A quasi dieci anni da un volo che ancora nessuna ha saputo superare o uguagliare, Stefka Kostadinova torna ad assaggiare le pedana del suo miracolo e trova il successo con 1,96
2000 - Trine Hattestad, già signorina Solberg, approfitta della recente “rifondazione” del giavellotto per piantare il nuovo attrezzo a 68,22, ottavo record fornito dalla storia del Golden Gala. Maurice Greene prepara la sua avventura australiana divorando il rettilineo in 9”97, trascinando Francis Obikwelu e Ato Boldon a un doppio 10”00 e concedendosi il double con 20”02. Faccia a faccia Usa-Europa tra le donne: ha la meglio Marion Jones, 10”91 a 10”99, sulla bella Christine Arron che sta vivendo le sue stagioni di vertice. Il mezzofondo continua a farla da padrone: nell’anno che si rivelerà magico e che lo porterà all’oro olimpico di Sydney, Noah Ngeny prova a dare l’assalto al 3’26”00 di Hicham El Guerrouj, ne viene respinto ma scende per un centesimo sotto i 3’30”, sempre durissimi da rodere. I 5000 sono un magnifico campo di battaglia per rendere il forziere del GG sempre più ricco di prestazioni sotto i 13’: la spunta con gran margine l’algerino Alì Saidi Sief in 12’50”86 e dietro di lui è lotta aspra tra il giovanissimo e dentuto Sammy Kipketer e Paul Tergat, divisi da un secondo, tra 12’54” e 12’55”. E sotto il muro va anche Richard Limo, un finisseur che spesso sbaglia i tempi giusti per lanciare il suo kick.
2004 - Eliud Kipchoge si era rivelato meno di un anno prima a Parigi, piegando in fondo a una lunghissima volata, Hicham El Guerrouj e Kenenisa Bekele per il titolo mondiale dei 5000. A Roma, l’acuto cronometrico, dopo un testa a testa con Sileshi Sihine che regalò ad entrambi un record personale (12’46”53 e 12’47”04) che collocano tuttora il kenyano e l’etiope, marito di Tirunesh Dibaba, al quarto e al sesto posto nella lista di sempre. Dodici anni dopo, il proteiforme Eliud è oggi il più forte maratoneta del mondo, approdato ad appena 8” dalla miglior prestazione di sempre. Yulia Nesterenko – Nestsiarenka, secondo nuova traslitterazione dal bielorusso – inizia a dare solide prove di sé vincendo in 11”13: ad Atene, sempre sotto gli 11”, turno dopo turno, sino all’oro olimpico. Tra le pagine scelte, l’1’43”88 di Wilson Kipketer, il 3’30”25 di Rashid Ramzi (dal futuro tenebroso), il 2,03 di Hestrie Cloete, la sudafricana dalla curiosa azione delle braccia al momento dello stacco e la felice galoppata di Felix Sanchez, in tumultuosa serie positiva (43 successi di fila) e avviato al primo successo ai Giochi. Il secondo – una specie di miracolo inventato dal dominicano – verrà otto anni dopo, a Londra.
2008 - Chiudere il sipario tocca a Yelena Isinbayeva che, nel giro di sei salti, giunge a scavalcare 5,03, firma l’11° record mondiale all’aperto e fornisce alla collezione del Golden Gala la nona perla della corona, Il limite avrà vita brevissima: diciotto giorni dopo, all’Herculis di Montecarlo, Lena aggiungerà un centimetro. A Roma era stata più generosa incrementandosi di due. La via che la porta a Pechino, al secondo oro olimpico e a un altro ritocco, è aperta. E’ una serata a grande intensità che può essere riassunta nel 44”36 di Jeremy Wariner, nel 3’31”64 del 19enne Asbel Kiprop (magrissimo sino a un’essenzialità da statua di Giacometti e destinato a prendere il posto dello squalificato Ramzi nell’albo dei campioni olimpici dei 1500), nella marcia trionfale di Dayron Robles (13”08, tre decimi abbondanti sul secondo), nel volo librato di Irving Saladino a 8,30, nel finale terribilmente autoritario di Pamela Jelimo, 1’55”69, con vantaggio abissale, tre secondi, su Janeth Jepkosgei, sulla sfida etiope tra Tirunesh Dibaba e Meselech Melkamu, risolta dalla “killer gentile” sul piede di 14’36” e nella gran botta di Tero Pitkamaki a 87,70.
2012 - Usain Bolt è il pifferaio magico: trascina all’Olimpico un pubblico che rinverdisce i fasti dell’edizione inaugurale, delizia con lo show del prima e del dopo. In mezzo, la gara che il Lampo riduce a una fulminea esibizione in 9”76, record dello stadio e del meeting. Asafa Powell, lasciato a 15 centesimi, riesce a mantenere, per due centesimi, il record su suolo italiano con il 9”74, già record mondiale, che aveva firmato a Rieti nel 2007. A Londra olimpica Usain scenderà a 9”63, suo secondo tempo di sempre, dopo la scia di luce tracciata in 9”58 a Berlino 2009. Al solito, i risultati del mezzofondo obbligano a una revisione della parte alta delle classifiche all time: con 7’54”31 Paul Kipsiele Koech diventa il terzo di sempre nella gara più kenyana che ci sia, le siepi, e l’etiope, appena più tardi svedese, Abeba Aregawi scende a 3’56”54 trovando posto tra le prime venti della storia. La bordata di Valerie Adams, neozelandese di sangue inglese e tongano, residente nella bollente Rotorua, è a 21,03. Sufficiente per garantirle una gara in tutta sicurezza a Londra? All’apparenza no: per un tempo molto breve l’oro pare della bielorussa Nazdeja Ostapchuk che riesce nell’impresa di fallire due test antidoping nel giro di un paio di giorni. Valerie riceverà l’oro, il suo secondo, a settembre, a Auckland, dalle mani del governatore generale di quella che viene chiamata la lunga nuvola bianca.
GOLDEN GALA | IL CAST 2016 - TUTTE LE NOTIZIE/News - LE GARE DEL GOLDEN GALA 2016
GOLDEN GALA, TUTTI I MODI PER ESSERCI - La 36esima edizione del meeting della Capitale anche quest'anno sarà una grande serata. Ecco le speciali promozioni per non perdersi lo spettacolo dei big dell'atletica mondiale. E dal 29 maggio al 2 giugno c'è Runfest.
BIGLIETTI - Al via la corsa ai biglietti per il Golden Gala Pietro Mennea - in programma il 2 giugno 2016 allo Stadio Olimpico di Roma - che possono essere acquistati nei punti vendita di TicketOne, Ticketing partner del meeting della Capitale, e sul sito della compagnia, all’indirizzo www.ticketone.it (nella sezione sport, o cercando Golden Gala nel motore di ricerca interno al sito). Questi i prezzi dell’edizione 2016 (al netto dei diritti di prevendita):
Monte Mario Arrivi: 30,00 Euro - Ridotto under14: 15,00
Monte Mario Partenze: 20,00
Tribuna Tevere, Distinti Arrivi: 15,00
Curve e Distinti (esclusi i Distinti Arrivi): 5,00
In più, è attiva anche la biglietteria del Foro Italico, a Roma (viale delle Olimpiadi 61, ex Ostello: apertura dal lunedì al venerdì, 10:00-13:00, 14:00-17:00). Dal 29 maggio al 2 giugno i biglietti saranno acquistabili anche presso lo stand Golden Gala all’interno di Runfest, nel Parco del Foro Italico, ogni giorno dalle 11.00 alle 18.00.
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