“Oggi si vola”: William Faulkner, buon giocatore di gol, lo ha scritto una settantina d’anni fa, Ivan Ukhov, Bohdan Bondarenko e la banda che sta loro attorno lo stanno mettendo in pratica giorno dopo giorno. Al giunco Barshim in casa sua, a Doha, è capitato di finire quarto con 2,37 (artifizi di bassa retorica vogliono che accanto a un risultato del genere si piazzi un punto esclamativo dentro una parentesi) ed è il segno che qualcosa è cambiato, che, come diceva un grande poeta, una terribile bellezza è nata, che il club degli uomini vicini agli otto piedi, 2,43, è sempre più frequentato, che dopo più di un ventennio il regno di Javier Sotomayor non sia lontano dal tramonto. Lo dicono la densità dei risultati, la qualità e il numero dei pretendenti, la frequenza con cui l’asticella a 2,40 viene affrontata e spesso superata, persino l’ardire di fronte a nuove frontiere: l’anno scorso Bohdan Bondarenko, gabbianone d’Ucraina, ha provato 2,46 e si è cimentato anche contro 2,47. All’esordio, a Tokyo, 2,40. La via è tracciata e l’attesa diventa sempre più rovente.
L’atletica è tutta intera dentro la storia dell’umanità, ne fa parte, e così non può che attraversare cicli, disegnare grafici che oscillano, sprofondano, per ritrovarsi con ali corte, da uccello inetto come il kiwi o il divorato e scomparso dodo, e per vederle ricrescere in nidi tra loro lontani, in tre continenti, sotto diverse bandiere. Una è quella bianco e amaranto del Qatar, per di più grazie a un “original” e non ad un acquistato..
Barshim leggero come una piuma, statua di Giacometti in movimento; Derek Drouin erede di una piccola ma solida tradizione canadese; Eric Kynard dalla tecnica rozza ma dalla forza esplosiva; Bondarenko e la sua somiglianza con Michael Phelps che può dirla lunga su ambizioni sconfinate. E poi Ukhov, il terribile Ivan Sergevic che viene dagli Urali, stessa area impervia e fredda che regalò alla storia Vasili Zaicev (il più infallibile cecchino della seconda guerra mondiale e degno collezionista di un’impressionante serie di decorazioni), capace di superare in inverno il record russo del kirghiso Igor Paklin, ottenuto in tempi in cui era stata aperta la caccia ai cancelli del cielo, di diventare il secondo di tutti i tempi al fianco dei biondoni Patrick Sjoberg e Carlo Thranhardt.
Ukhov è un viaggiatore (dopo il 2,41 di Doha, 2,34 a Tokyo, dietro Bondarenko) e anche uno che passa per strambo – soprattutto per via del filmato che lo propone ubriaco in pedana e che francamente alla lunga ha un po’ rotto le scatole – ma che, ricorrendo alla testimonianza di chi spesso gli si ritrova al fianco (Marco Fassinotti), è gentile, simpatico, disponibile. Di non molte parole ma di fiere intenzioni, animato dalla presenza di un allenatore di formidabile peso e non perché, rispetto a 14 anni fa, quando conquistò l’oro olimpico a Sydney, Sergei Klyugin abbia preso qualche chilo. Anche Ivan pare faccia oscillare l’ago della bilancia, senza rimaner impantanato al suolo.
All’Olimpico romano, in vecchio e nuovo formato, sono stati ottenuti molti record mondiali – dai 200 ai 1500, dai 5000 all’asta – mai nel salto in alto. Pardon, è capitato 27 anni fa, con il 2,09 di Stefka Kostadinova, altro primato dalla vita interminabile. Un uomo, mai. Un’operina buffa di Gioachino Rossini è intitolata “L’occasione fa il ladro”. Ecco, appunto: il 5 giugno sembra fatto apposta perché qualcuno derubi Sotomayor. Cifre, vicende e ricorrenze sono favorevoli: cento anni fa Ed Beeson andò di un centimetro oltre quei 2,00 di George Horine che non avevano fatto fatica ad assumere le sembianze di un sacrario inviolabile, di una magia. Tutto, prima o poi, passa.
I 350 giorni che hanno sconvolto l’alto, che hanno riportato la specialità al centro della scena, hanno preso il via il 1° giugno dell’anno scorso a Eugene quando il peso piuma Mutaz Essa Barshim ha scavalcato 2,40. Da quel momento, altri 9 voli (ad opera di altri quattro atleti) oltre quel muro, con il vertice toccato il 25 febbraio di quest’anno a Praga da Ivan Ukhov: con 2,42 il saltatore degli Urali è salito al secondo posto nella lista di tutti i tempi al fianco di Patrick Sjoeberg e di Carlo Thranhardt.
Il dettaglio in ordine cronologico delle dieci ascensioni:
2,40 Mutaz Barshim (QAT) - Eugene 1/6/2013
2,41 Bohdan Bondarenko (UCR) - Losanna 4/7/2013
2,41 Bondarenko - Mosca 15/8/2013
2,41i Ivan Ukhov (RUS) - Chelyabinsk 16/1/2014
2,40i Ukhov - Arnstadt 8/2/2014
2,40i Aleksei Dmytrik (RUS) - Arnstadt 8/2/2014
2,42i Ukhov - Praga 25/2/2014
2,41 Ukhov - Doha 9/5/2014
2,40 Derek Drouin (CAN) - Des Moines 25/4/2014
2,40 Bondarenko - Tokyo 11/5/2014
(10 prestazioni di 5 atleti)
Media dei sette migliori risultati ottenuti in questo periodo da quattro dei cinque atleti che hanno superato 2,40: Ukhov 2,397 - Bondarenko 2,375 - Barshim 2,367 - Drouin 2,361. Eric Kynard, che non appartiene al club del 2,40, ha una media di 2,355.
Giorgio Cimbrico
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20 May, 2014