di Fausto Narducci
L’edizione numero 44 del Golden Gala Pietro Mennea che è alle porte risveglia tanti ricordi ma ci consegna soprattutto un compleanno speciale: i quarant’anni di quella che resta forse la più incredibile gara di asta di tutti i tempi, sicuramente la più rievocata. La sfida a suon di record mondiali fra Sergey Bubka e Thierry Vigneron del 31 agosto 1984 all’Olimpico non appartiene soltanto alla storia dell’atletica ma rappresenta anche il capitolo principale della saga bohemien dei saltatori con l’asta. Difficile dimenticare l’atto finale, terminato dopo la mezzanotte, di quel Golden Gala che, dopo l’Olimpiade di Los Angeles, si tenne venerdì 31 agosto (le prime 4 edizioni si disputarono fra agosto e settembre) quindi in una data molto simile a quella del prossimo venerdì 30 agosto. Quarant’anni di distanza quasi tondi tondi fra l’edizione numero 4 del 1984 e quella 44 del 2024, entrambe post-olimpiche.
Erano le 23.16 quando nella calda notte romana il sovietico Sergey Bubka rispose al 5,91 di Vigneron con il secondo record a 5,94; era già passata la mezzanotte quando si esaurirono i primi tentativi di un uomo oltre i 6 metri che, statisticamente, sarebbero stati registrati come record al giorno successivo. Ma si sa, le leggende riservano anche scherzi nella memoria e così, rileggendo le pagine della Gazzetta dello Sport del 2 settembre 1984, abbiamo scoperto – almeno stando alle dichiarazioni del diretto interessato in conferenza stampa – che Thierry Vigneron non fumò affatto le famose Gauloises senza filtro che, disperse in pedana, hanno lasciato tracce nelle cronache postume forse solo per un gioco di suggestioni. Fu infatti nel record precedente al Golden Gala dell’83 che il saltatore francese, assecondando la sua fama di bohemien, attese i suoi salti fumando di nascosto qualche sigaretta.
Ecco la sua dichiarazione, quasi ironica, in conferenza stampa dopo il Golden Gala 1984: “Ho fumato una sigaretta l’altra volta dopo il record? Già ricordo, è proprio vero. Stavolta non l’ho fatto perché non avevo sigarette, qualcuno me ne offre una?”. Ma entriamo in presa diretta per raccontare quel duello romano dell’asta entrato nella storia: infatti non capita tutti i giorni, anche se esistono altri casi, di perdere una gara dopo aver realizzato un record mondiale.
Il precedente del 1983
Era stato proprio Thierry Vigneron il 1° settembre 1983 a stabilire il primo record della storia del Golden Gala. Uscito con le ossa rotte (ottavo posto) dalla prima edizione dei Mondiali a Helsinki il francese (che nelle prime due edizioni del Golden Gala aveva collezionato una vittoria con 5,70 e un quarto posto), proprio quattro giorni prima del meeting romano aveva ceduto al connazionale Pierre Quinon (5,82) il record mondiale da lui precedentemente ritoccato in tre occasioni fra il 1980 (5,75 due volte) e il 1981 (5,80). Quel giorno a Roma, in uno show praticamente solitario, Thierry aveva vissuto una progressione senza errori fino a 5,70 e, a gara già vinta, era volato a 5,83 al terzo tentativo. Assente Bubka, il secondo posto era stato riservato al polacco Slusarski con 5,60.
Prima della sfida
Alla partita di poker di cui ancora oggi si parla ai tavoli dell’atletica i due eterni rivali si presentano con stati d’animo diversi per sfidarsi in una sorta di seconda Olimpiade. Alla prima, quella vera di Los Angeles, il sovietico aveva dovuto rinunciare e Vigneron si era dovuto accontentare del terzo posto (a pari merito con l’americano Bell a 5,60) all’ombra del connazionale Quinon (5,75) e dell’altro americano Tully (5,65). Ma la sfida dell’84 era cominciata già durante l’inverno con Bubka che aveva stabilito 3 volte la migliore prestazione mondiale indoor (da 5,81 a 5,83) e Vigneron si era ripreso il record con il 5,85 degli Europei di Goteborg (in assenza del sovietico). E proprio in Italia, al Palasport di Milano, il 1° febbraio 1984 Bubka aveva stabilito uno dei suoi record, a 5,82.
La gara
C’è un primo dato, abbastanza sorprendente, da registrare in questa famosa sfida del 31 agosto davanti a 52.000 spettatori: fino al suo record mondiale Vigneron rimase sempre davanti a Bubka il cui tormentato cammino non sembrava promettere nulla di buono: primo errore (asticella abbattuta in fase ascenzionale) addirittura a 5,60 superati alla 2° prova, secondo errore a 5,81 con il passaggio direttamente a 5,84 superati alla prima prova, terzo errore a 5,91 passati per il primo tentativo record a 5,94. Quindi 6 salti con ben tre errori prima dei tre tentativi falliti a sei metri. Non esente da errori ma più lineare il cammino del francese: 5,50 alla prima poi 5,70, 5,84 e 5,91 alla seconda. Sette tentativi con tre errori prima dei tre tentativi falliti a 5,97. Gli sarebbe rimasto (misera consolazione) il record francese ma mai Vigneron avrebbe pensato all’incredibile svolta vissuta dalla gara a 5,91: uno dei momenti più elettrizzanti della storia dell’asta a beneficio del pubblico romano. Un errore per parte e poi il secondo tentativo vincente del francese autore dell’ottavo record seniores in carriera (cinque outdoor e tre indoor).
Ma né il francese né il pubblico potevano immaginare il colpo di scena vissuto alle 23.16: Bubka che rinuncia ai due tentativi a 5,91 e stabilisce il secondo record mondiale della serata al primo tentativo a 5,94 con il bacino che vola altissimo sopra l’asticella. “Un salto che valeva 6 metri” dirà poi. E dopo la doppia festa il momento più incredibile: tutti a bordo pista, pubblico e spettatori, a guardare i tre tentativi di Vigneron a 5,97. “Ero convinto di farcela – dirà dopo la gara -, al secondo sono stato quasi perfetto”. E infine nella semioscurità ecco Bubka che, per la prima volta nella storia, si cimenta a sei metri con un fuori programma: al secondo tentativo qualcuno del pubblico sibila e il sovietico, perdendo la concentrazione, ricade dal salto (non fatto) ferendosi leggermente a una mano. Per questo la sua reazione alla serata record, a mezzanotte passata, sarà improntata anche alla rabbia.
Dopo i record
Com’erano lunghe e intense le notti del dopo-meeting di quarant’anni fa. A Roma i giornalisti erano attesi dalla conferenza stampa e dalla cena di gala. Due momenti da vivere intensamente. Nella conferenza stampa quasi tutte le domande per Bubka con Vigneron un po’ imbronciato a smentire di aver fumato in pedana e a sottolineare gli 8 centimetri di miglioramento rispetto al record dell’anno prima. Per poi diventare più ciarliero in albergo insieme all’allenatore Perrin non proprio leale a sollevare dubbi sull’ingrassamento muscolare di Bubka nonostante l’antidoping: “Ha preso 14 chili in 10 mesi, vi sembra normale?”. Sicuramente più rilassato il neoprimatista che, pasteggiando a frutta e Berlucchi rosè insieme agli americani Larry Jessee (nono) e Joe Dial (quarto), commentò le immagini registrate dei suoi salti. “Ho usato una Pacer bianca da 5,20 centimetri impugnata a 5,17. Ma se a Fiumicino avessero fatto passare le nuove aste da 5,30 avrei avuto qualche possibilità in più a 6 metri”.
E chissà cosa sarebbe successo nell’era dei social per l’accesa rivalità con Vigneron: “Sono sempre andato d’accordo con i francesi ma Vigneron neanche mi guarda negli occhi, forse ha un complesso di inferiorità. Sa che io sono uno Sputnik e lui un Concorde, deve volare più basso. Le nostre scuole tecniche sono molto simili ma la differenza la fa la forza”. In effetti sarebbe passato meno di un anno per vederlo oltre i 6 metri e cominciare la sua caccia alle nuvole che sarebbe passata ancora tante volte dai cieli italiani.