Con un nome che, a parte una consonante finale mancante, una “g”, ripropone la marca di una delle prime mitragliatrici concepite 150 anni fa dal distruttivo ingegno umano, Justin Gatlin continua a rafficare volate e tempi di lusso che lo stanno collocando tra i più grandi e assidui collezionisti dello sprint. Il 9”87 di Pechino, ottenuto in totale assenza di vento, oltre a spedirlo in cima al mondo di stagione, rappresenta anche una delle migliori prestazioni di sempre per atleti nettamente over 30. Di sicuro ha davanti Linford Christie che, a 33 anni e mezzo, proprio in 9”87 a Stoccarda diede seguito, con il titolo mondiale, a quello olimpico meritando definitivamente il soprannome di “nonno del vento”.
Il segreto di Gatlin, 32 compiuti, è che ha avuto modo di riposarsi parecchio: due anni di squalifica per doping (eccitanti), ridotti a uno e, a seguire, otto anni (per qualcosa di più spesso…), un ergastolo insomma, prima che nei suoi riguardi venisse usata altra clemenza e la pena calasse a quattro, dal 2006 all’inizio del 2010. Incidentalmente: era il primatista mondale con 9”77. Prestazione cancellata, come quelle di Ben Johnson, il Lucifero dell’atletica. Era l’evo pre-Bolt, quello di Asafa Powell, un altro finito in quello che nel rugby si chiama sin bin, il recinto del peccato. Ma lì la punizione dura solo dieci minuti.
Quest’anno Justin, originario di Brooklyn ma purtroppo senza un nonno o una nonna che possano qualificarlo italiano, festeggia i dieci anni dal titolo olimpico di Atene e giunge alla celebrazione con concrete speranze da recitare da numero 1 dell’anno in corso. I giamaicani, per il momento, gli hanno concesso un metro e più e il Giamaicano (Usain Bolt) non si è ancora visto. Quanto a Yohan Blake, perse le tracce: la Bestia ha fatto parlare di sé solo per aver dichiarato disponibilità, per il futuro, a prestare la sua opera nello Yorkshire. Stiamo parlando di cricket: le Indie Occidentali hanno da sempre prodotto eccellenti lanciatori e battitori.
In ogni caso, di fronte a quelli del Caribe Justin non si è mai mostrato tremebondo e giusto un anno fa diede una sferzata violenta alla serata dei 50.000 all’Olimpico – il Golden Gala aveva appena, e purtroppo, ricevuto l’etichetta “Pietro Mennea” – lasciandosi alle spalle lui, proprio lui, il Lampo di Trelawny ricoprendo di spezie e di peperoncino mozzafiato il meeting romano e concedendosi una fredda vendetta di Londra, quando quel 9”79 gli aveva fruttato solo il bronzo dietro ai due gialloni. A seguire, secondo ai Mondiali di Mosca, impegnando Bolt per almeno settanta metri e portando a quattro il numero di medaglie conquistate nella rassegna seconda solo ai Giochi.
Nel 2014 è partito bene, benissimo, scegliendo l’Oriente:il 10”02 di Tokyo, contro 3,5 di vento è, secondo i parametri architettati dagli studiosi di scienze esatte, qualcosa di mirabile, da collocare tra 9”70 e 9”80. Il 9”92 di Shanghai e il 9”87 di Pechino ne sono state le scontate conseguenze.
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APP - Quest'anno seguire l'avvincente spettacolo della IAAF Diamond League, compreso il Golden Gala “Pietro Mennea” del 5 giugno a Roma, sarà un’esperienza ancora più interattiva e coinvolgente. E’ stata, infatti, lanciata un'apposita "App" per iPhone e smartphone Android disponibile via AppStore (nome: Diamond Lge - <link https: itunes.apple.com us app diamond-lge>LINK) e Google Play (nome: Diamond League - <link https: play.google.com store apps>LINK). L'applicazione - sviluppata da OMEGA, cronometrista ufficiale della IAAF Diamond League - avrà varie interessanti funzionalità, in primis quelle di accedere a programma orario, risultati live, notizie, foto e highlights video di ciascuno dei 14 meeting che compongono il circuito. Senza dimenticare la possibilità di monitorare le classifiche delle singole Diamond Race nel corso di tutta l'edizione 2014 che culminerà con le finali di Zurigo (28 agosto) e Bruxelles (5 settembre).
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23 Maggio, 2014