di Giorgio Cimbrico
BBT è la sigla della High Jump Corporation: sta per Bondarenko-Barshim-Tamberi, altrimenti conosciuti come lo Smilzo, il Giunco, il Bello. Il 2 giugno (ore 20:10) al Golden Gala Pietro Mennea sotto la curva Sud sarà uno scontro tra teste coronate e detentori di un bel numero di cinture. Bohdan, ucraino di Charkiv, un tempo Kharkov, campione del mondo 2013, campione europeo per il momento ancora in carica, primatista europeo. Mutaz, nativo di Doha, Qatar, bronzo olimpico a Londra, argento mondiale a Mosca, campione indoor a Sopot 2014, primatista di un continente vasto come l’Asia, secondo di tutti i tempi dopo Javier Sotomajor che il trascorrere del tempo sta trasformando in un Icaro. Gianmarco da Ancona, primatista italiano, assiduo frequentatore di alte quote, successore del Giunco, in fondo ai brividi caldi concessi nella gara di Portland. Per i tifosi, una notte degna di quelle vissute attendendo immagini da un ring: il diretto finale vincente è di questo supermedio che non dimostra i 77 chili denunciati dalla bilancia. Più o meno attorno a quel peso, più di mezzo secolo fa, si aggirava, durante il suo viaggio olimpico e romano, un altro giovanotto che con il pubblico ci sapeva fare: Alì a quel tempo si chiamava Cassius Marcellus Clay.
In queste ultime stagioni il salto in alto ha offerto una inimitabile collezione di salti oltre il muro dei 2,40, un punto di approdo che può dare significato a una vita in pedana. Limitandoci alle gara all’aperto, 3 nel 2013 (due di Bondarenko, una di Barshim) e 12 nel 2014 (cinque di Bondarenko, quattro di Barshim, una di Ivan Ukhov, Derek Drouin e Andryi Protsenko) quando, a ogni scontro, a ogni appuntamento di spessore, la caduta del record del Cubano Volante sembrava sempre più prossima.
Il grafico ha conosciuto una flessione: una sola ascesa nel 2015, di Barshim, e nessuno sino a questo punto della stagione. In compenso è diventato sempre più numeroso il gruppo di coloro che hanno saputo offrire progressi sensibili o decisamente violenti. E’il caso di Tamberi (2,37 all’aperto, 2,38 indoor), di Erik Kynard, di Guowei Zhang, del siriano Ghazal, salito a sorpresa a 2,36. La classe mondiale ha subito un incremento medio di almeno tre centimetri.
Non resta che calarci nello scenario dell’Olimpico e del Golden Gala. Per anni, prima del volo librato di Barshim, 2,38 aveva assunto i connotati del confine che sembrava non potesse essere superato su suolo italiano e romano. La storia dice che il primo a superare quella quota fu il kirghiso Igor Paklin: era l’86, a Rieti, un anno dopo il gran volo di Kobe: 2,41 per aggiungere un centimetro all’inatteso record dello sconosciuto igor Povarnitsyn, dotato di formidabile pomo d’Adamo. A seguire, 2,38 di Patrick Sjoberg, Paklin e Gennady Avdeyenko a Roma in veste mondiale, con millesimo 1987, 2,38 indoor ancora di Sjoberg, agli Europei genovesi e colombiani del ’92, e 2,38, finalmente marchiati con la denominazione di origine GG (Golden Gala) dell’ucraino Andriy Sokolovskiy nell’edizione 2005.
Quella gara coincise con il miglior risultato d’assieme nella storia del meeting: dietro Sokolovskiy, il piccolo svedese Stefan Holm e il ceko Jaroslav Baba a 2,36, il russo Yarosav Rybakov a 2,33. Per Sokolovskiy fu il giorno dei giorni: a parte un quinto posto ai Giochi di Atene e un secondo ai Mondiali indoor di Lisbona, non è che Andreino abbia combinato molto altro. I primi cinque del 2000 offrirono una media appena più bassa: vinse Vyacheslav Voronin con 2,35 (di lì a poco, a Londra, il russo sarebbe entrato nel non esteso club dei valicatori dei 2,40), stessa misura del canadese Mark Boswell. Dietro, l’israelaino Konstantin Matusevich 2,33, l’americano Charle Austin 2,31 e un altro canadese, Kwaku Boateng, 2,31 lui pure. Quelli con l’acero addosso hanno una loro solida tradizione e Drouin, campione mondiale in carica, lo sta dimostrando.
Vent’anni fa, l’aria fina delle alte quote era stata fornita da Javier Sotomajor che in una delle sue stagioni più brillanti (tra inverno e estate, otto prestazioni a 2,40 o più) portò il record del meeting a 2,37, trovando buona opposizione dal norvegese Steinar Hoen, 2,34. Il viaggio a ritroso regala ultime tappe legate all’86 (Paklin 2,34) e alla data di nascita del Golden Gala quando Dietmar Mogenburg, altissimo e sottilissimo tedesco, divenne il primo ad arrampicarsi a 2,30.
Tutto questo repertorio è stato spazzato dal vento fatto spirare da Barshim, quando il 5 giugno 2014 [VIDEO] il prodigio che viene dl Golfo Persico riunì con 2,41 nelle sue mani il record dello stadio, del meeting e su suolo italiano. Ora a cimentarsi spesso contro quegli 8 piedi appena scarsi c’è anche un italiano. Mezza Barba, il Bello.
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GOLDEN GALA, TUTTI I MODI PER ESSERCI - La 36esima edizione del meeting della Capitale anche quest'anno sarà una grande serata. Ecco le speciali promozioni per non perdersi lo spettacolo dei big dell'atletica mondiale. E dal 29 maggio al 2 giugno c'è Runfest.
BIGLIETTI - Al via la corsa ai biglietti per il Golden Gala Pietro Mennea - in programma il 2 giugno 2016 allo Stadio Olimpico di Roma - che possono essere acquistati nei punti vendita di TicketOne, Ticketing partner del meeting della Capitale, e sul sito della compagnia, all’indirizzo www.ticketone.it (nella sezione sport, o cercando Golden Gala nel motore di ricerca interno al sito). Questi i prezzi dell’edizione 2016 (al netto dei diritti di prevendita):
Monte Mario Arrivi: 30,00 Euro - Ridotto under14: 15,00
Monte Mario Partenze: 20,00
Tribuna Tevere, Distinti Arrivi: 15,00
Curve e Distinti (esclusi i Distinti Arrivi): 5,00
In più, è attiva anche la biglietteria del Foro Italico, a Roma (viale delle Olimpiadi 61, ex Ostello: apertura dal lunedì al venerdì, 10:00-13:00, 14:00-17:00). Dal 29 maggio al 2 giugno i biglietti saranno acquistabili anche presso lo stand Golden Gala all’interno di Runfest, nel Parco del Foro Italico, ogni giorno dalle 11.00 alle 18.00.
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